Covid 19, baresi «furbetti»: cenone di Capodanno a Rosamarina per sfuggire alle regole

BARI – Non più di sei-otto persone a tavola? Riunioni solo tra congiunti & affini, con al massimo un paio di estranei (esclusi gli under 14 ovviamente)? Limitazioni da decreti del premier o ordinanze di sindaci? Non c’è problema: il cenone per salutare e magari cancellare questo nefasto 2020, stappando Veuve Cliquot, Dom Perignon o Peroncini, sparando botti di quelli esagerati e vietatissimi, lo si fa a Rosamarina. Tanto, una volta superata la fatidica sbarra di accesso del rinomato villaggio, si sa, vale un po’ tutto, in barba a norme, regolamenti e decreti presidenziali. O almeno così vuole la vulgata popolare, tra motocicli in mano a dodicenni, automobilisti già a sedici anni e la leggendaria convinzione «che tanto qui la polizia non può fare le multe» (niente di più falso, come hanno sperimentato in molti a proprie spese).

Benvenuti nella libera Repubblica in salsa barese-brindisina, sorta più di mezzo secolo fa ai piedi della Città Bianca, quella Ostuni meta del turismo internazionale ma quest’anno, come purtroppo tante altre località pugliese, desertificata dall’emergenza Coronavirus. Il tam tam metropolitano, però, narra di spedizioni di truppe cammellate – con vivande di ogni genere e lusso e servitù varia – già iniziate nei giorni scorsi, al fine di predisporre i preparativi per i vari festoni di benvenuto al nuovo anno che verranno ospitati tra bungalow, biville, triville e megaville, tra via Max Schachter, la zona del Capanno, il Pontile o all’Uli – veto. Sarebbe un tripudio di violazioni: ma non ditelo in giro. Lo sappiamo in pochi… L’idea di fondo è avere mano libera per archiviare, almeno per un giorno, un anno vissuto pericolosamente in bilico tra divieti e restrizioni, mascherine e igienizzanti, abbracci proibiti e baci furtivi. Un clima da incubo mal sopportato da molti e digerito a fatica da tutti, con i soliti compromessi di italica matrice ad attenuare uno scenario necessariamente dipinto a tinte fosche.

C’è chi si scambia gli inviti via whatsapp (tanto non è intercettabile), chi a Bari si incontra tra via Argiro e corso Vittorio Emanuele: «Quindi è confermato…Sì io vado lì verso le 19… C’è anche Coso… e quegli altri, quelli… Ok, allora ci vediamo al posto… quello che abbiamo detto…». Si sussurra, si parla in codice. Ci si prepara a sbarcare con astici, crudo di mare e svariate tielle ben occultati alla maniera dei pusher qualora becchino la Guardia di Finanza. Pasqua – otto mesi fa c’è stato il primo atto ostunese di questa sorta di rito del “li – beratutti” ad aggirare il coprifuoco da pandemia -, Ferragosto o Natale non fa differenza. Ogni occasione è buona per un ritorno ai vecchi tempi, quando pandemia era un termine sconosciuto, quando si poteva ciò che oggi non è più lecito causa virus. Le chat dei «millenials» narrano di frotte di adolescenti già intente a rimettere a nuovo le batterie dei caddy elettrici tanto di moda nel villaggio per poter nuovamente scorrazzare tra il bar del consorzio e il “Valentino” e “Sandrino”, luoghi sacri della movida giovanile rosamariniana, pronti ad essere rivitalizzati per l’occasione, finora inconsueta. I più impegnati raggiungeranno la casa di vacanza solo oggi, magari nascondendo nonna o suocera nel portabagagli, per bypassare la regola anti coronavirus che prevede la presenza in auto di quattro persone al massimo (con due under 14) ed evitare multe davvero salate.

C’è addirittura chi prevede il formarsi della coda all’ingresso del villaggio presidiato dalle inflessibili guardie giurate della vigilanza, tra proprietari e ospiti beneficiari del prezioso badge – per molti un vero e proprio status symbol – che schiude le porte del paradiso, a pochi chilometri dalla quotidianità oggi intristita dal contagio. Tutti pronti quindi all’assalto in stile estivo, quando Suv, Berline e Station wagon parcheggiati uno-attaccato-all’altro o conficcati nei cespugli di Pitosfori, Buganville o Vilburni nei pressi del mare (in bicicletta ovviamente è salutare ma non fa figo), saturano i limitati spazi a disposizione rendendo la spiaggia un inferno dove ognuno difende gelosamente il proprio metro quadrato di spazio conquistato a fatica. Giaccone e cappello, tutti a festeggiare il nuovo anno, magari in spiaggia (Giove pluvio permettendo) per un aperitivo o per un brindisi augurale che possa contribuire a scacciare il terribile virus. C’è il Covid-19? C’è pericolo di contagio? Ma tanto qui siamo a Rosamarina. Qui non ce n’è «Coviddi».

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Melania Cocci

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