Canadese di origine saudita condannato all’ergastolo nel carcere statunitense per aver sostenuto la propaganda e il terrorismo dell’Isis – Canada News

Canadese di origine saudita condannato all’ergastolo nel carcere statunitense per aver sostenuto la propaganda e il terrorismo dell’Isis – Canada News

canadese condannato all’ergastolo

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Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha affermato che un cittadino canadese nato in Arabia Saudita è stato condannato all’ergastolo venerdì per aver cospirato per fornire supporto che ha portato alla morte del gruppo terroristico dello Stato islamico.

La dichiarazione del Dipartimento di Giustizia ha affermato che Mohammed Khalifa, 39 anni, si è dichiarato colpevole lo scorso dicembre presso la Corte distrettuale del distretto orientale della Virginia per cospirazione per fornire materiali o risorse a un’organizzazione terroristica straniera, provocando la morte.

La dichiarazione affermava che Khalifa era un alto funzionario della propaganda dello Stato Islamico ed era il narratore di lingua inglese in più di una dozzina di video violenti dell’ISIS.

Dice anche che Khalifa, che è stato catturato in Siria nel 2019, ha prestato servizio come combattente dell’ISIS e ha giustiziato due soldati siriani per conto dell’organizzazione terroristica.

La dichiarazione del Dipartimento di Giustizia afferma che Khalifa ha raccontato due dei video più letali dell’ISIS: “Flames of War: Fighting Has Just Begin” e “Flames of War II: Until the Last Hour”, entrambi raffiguranti esecuzioni di prigionieri e attacchi terroristici contro gli Stati Uniti.

Non è stato possibile contattare Global Affairs Canada per un commento sulla sentenza.

“Sebbene Khalifa fosse un membro di spicco dello Stato islamico, l’organizzazione terroristica stava conducendo una brutale campagna di presa di ostaggi e riscatto che coinvolgeva giornalisti e operatori umanitari giunti in Siria da tutto il mondo”, si legge nella nota.

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Tra il 19 agosto 2014 e il 6 febbraio 2015, l’ISIS ha ucciso otto cittadini americani, britannici e giapponesi in Siria come parte del regime degli ostaggi.

Sergio Venezia

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