Italia: Bonus figlio per gli immigrati, niente più requisiti di residenza di lungo periodo

Italia: Bonus figlio per gli immigrati, niente più requisiti di residenza di lungo periodo

La Corte costituzionale italiana ha aperto la strada alle famiglie immigrate con un permesso di lavoro superiore a sei mesi per ricevere dal governo italiano l’assegno per i figli e l’indennità di maternità, dichiarando incostituzionale il precedente requisito del permesso di soggiorno di lungo periodo.

Una sentenza della Corte costituzionale italiana ha portato buone notizie per i migranti con un permesso di soggiorno che consente loro di lavorare in Italia.

Se il permesso è superiore a sei mesi, gli immigrati potranno ricevere l’assegno per figli previsto dal governo italiano e l’assegno di maternità.

Finora solo gli stranieri non comunitari residenti in Italia con permesso di soggiorno di lungo periodo hanno avuto accesso all’assegno, destinato alle neo mamme e alle famiglie per ogni nuovo figlio nato o adottato, e prevede anche il sostegno alle lavoratrici vulnerabili.

Tale requisito è stato specificato dalla Legge 190 del 2014 per l’Assegno per figli e dal Decreto Legislativo 151 del 2001 in materia di assegno di maternità. Questo era un requisito anche nella recente normativa per l’assegno unico universale per figli, che da marzo 2022 incorporerà diverse misure per le famiglie con figli a carico, a partire dal bonus figlio.

Decisione della Corte Costituzionale

I giudici della Corte costituzionale italiana hanno dichiarato incostituzionale il limite alle prestazioni, a seguito di un’udienza pubblica di mercoledì (12 gennaio). La sentenza deve ancora essere revocata, ma l’ufficio stampa della Corte Costituzionale ha diffuso un’anteprima in cui si afferma che la Corte ha ritenuto le attuali sentenze in contrasto con gli articoli 3 e 31 della Costituzione italiana e con l’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

Le norme individuate come incostituzionali sono quelle che escludono i cittadini di paesi terzi che sono stati ammessi in Italia per motivi di lavoro, nonché coloro che sono stati ammessi per scopi diversi dal lavoro e che sono autorizzati a lavorare e che hanno avuto un permesso di soggiorno per motivi di lavoro. più di sei mesi.

E’ stata la Corte di Cassazione italiana a sollevare dubbi sulla legittimità dell’obbligo di percepire l’assegno per il neonato – che va da 80 euro a 160 euro al mese per un anno nel caso del primo figlio, in base alla situazione economica della famiglia dichiarata nel modello ISEE – e l’assegno di maternità.

La Corte di Cassazione ha affermato che il requisito lede il principio di uguaglianza e tutela della maternità.

Consultazione con la Corte di giustizia europea

Prima di pronunciarsi, la Corte Costituzionale italiana ha depositato domanda di pronuncia pregiudiziale su due punti alla Corte di Giustizia Europea, che si è pronunciata in modo netto il 2 settembre 2021.

Il tribunale di Lussemburgo ha ritenuto che il requisito fosse in contrasto con l’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, che prevede il diritto alle prestazioni di sicurezza sociale, nonché con l’articolo 12 della direttiva europea 98 del 2011 sulla parità di trattamento per i paesi terzi. Cittadini e cittadini degli Stati membri dell’Unione Europea.

Celestino Traglia

"Appassionato di musica. Giocatore. Professionista dell'alcol. Lettore professionista. Studioso del web."

Related Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Read also x