Recensione di “The Eight Mountains”: Bond forgiato in mezzo allo splendore

Recensione di “The Eight Mountains”: Bond forgiato in mezzo allo splendore

Pietro, il ragazzo di città dal cuore inquieto che racconta “Gli otto monti”, una tenera storia d’amore e di amicizia, ha 11 anni quando inizia il film. Quando aveva poco più di trent’anni, era un uomo con la barba folta e un curriculum insignificante. Sensibile, carismatico e malinconico, Pietro è disimpegnato e ontologicamente instabile. Tagliato fuori dal suo passato e incerto sul futuro, soffre di una familiare lamentela contemporanea che questa storia gira turbolenta senza nominare, troppo simile al caso moderno.

Basato sull’acclamato romanzo snello del 2016 dello scrittore italiano Paolo Cognetti, The Eight Mountains segue Pietro attraverso decenni e continenti, tracciando la sua vita attraverso la potente amicizia d’infanzia che ha stretto con Bruno. Si sono incontrati per la prima volta nell’estate del 1984, quando i genitori di Pietro – la famiglia che vive a Torino – hanno affittato un appartamento in un villaggio della Valle d’Aosta, una regione straordinariamente bella delle Alpi italiane che confina con la Francia e la Svizzera. Lì, tra vellutate scogliere verdi e svettanti sopra cime frastagliate, Pietro trova un amico, un alleato, un modello, e nel tempo un senso di appartenenza.

Per i due ragazzi, la loro amicizia si rivela un legame profondo, che inizia con uno sguardo sospettoso nell’oscura e claustrofobica casa delle vacanze di Pietro, ma che cambia rapidamente quando si precipitano fuori. Camminano, corrono, rotolano, esplorano e condividono. Bruno è un ragazzo fiducioso e fisicamente forte che può arrampicarsi sul fianco di un edificio in pietra come una capra che scende al trotto da una parete rocciosa. Cresciuto dagli zii – sua madre è dispersa in azione, suo padre lavora all’estero come muratore – è l’unico figlio del suo villaggio, la cui popolazione, come in altre zone rurali, si è ridotta a quasi una dozzina di fantasmi. .

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Queste prime scene sono spaventose, in parte perché è così divertente guardare bambini felici che si divertono insieme, e questo è un posto particolarmente sorprendente da esplorare. Come Pietro, sei immediatamente immerso negli splendori e nei misteri della regione, il suo fogliame densamente riparato, gli angoli vagamente deserti e le viste drammatiche e apparentemente sconfinate. Che stiano perlustrando un edificio abbandonato o sfrecciando in un tunnel immerso nel verde, anche quando stanno solo parlando, scambiandosi informazioni utili – il padre di Pietro lavora come ingegnere in una grande fabbrica – i due rimangono visivamente connessi con il fisico mondo.

Celestino Traglia

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