La Corte Suprema italiana afferma che il rimpatrio dei migranti via mare in Libia è illegale

I soccorritori si preparano a cercare i sopravvissuti a seguito di un mortale naufragio di migranti a Sticato di Cutro vicino a Crotone, in Italia. File Reuters

Le organizzazioni per i diritti umani e gli enti di beneficenza hanno elogiato la sentenza della più alta corte d'appello italiana, che ha dichiarato illegale la deportazione dei migranti via mare verso la Libia.

La Corte di Cassazione ha condannato il capitano della nave italiana Aso 28, dopo aver salvato 101 migranti da un gommone nel 2018 e averli riportati in Libia.

Secondo la corte, l’operazione di salvataggio è avvenuta in acque internazionali, a 105 chilometri al largo della costa libica. Ha anche affermato che tra i migranti c'erano bambini e donne incinte.

Il capitano, la cui identità è stata nascosta al tribunale per motivi di privacy, è stato condannato a un anno di reclusione per i reati di abbandono di minori o di persone incapaci di mantenersi, nonché di sbarco e abbandono di persone.

Difficile però che vada in carcere, perché nel sistema italiano la pena detentiva inferiore a quattro anni non viene scontata dietro le sbarre.

La sentenza è definitiva e conferma le precedenti decisioni emesse da due tribunali di grado inferiore. La notizia è stata depositata il 1° febbraio, ma è stata riportata dai media italiani nel fine settimana. Reuters ne ha ottenuto una copia domenica.

Negli ultimi anni l’Italia e altri governi europei hanno assunto una posizione sempre più dura nei confronti dell’immigrazione, in mezzo al crescente sostegno ai partiti di destra che vogliono imporre severe restrizioni sugli arrivi via mare dal Nord Africa. La traversata dalla Libia all’Italia è una delle rotte migratorie marittime più utilizzate.

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“Ora c'è anche un precedente giudiziario che conferma quello che diciamo da anni: la Libia non è un Paese sicuro”, ha detto sul sito X il gruppo di soccorso migranti Mediterranea Saving Humans.

Anche l'ufficio italiano di Amnesty International ha elogiato la sentenza e ha criticato il governo per aver collaborato con le autorità libiche sulla migrazione.

Ha aggiunto: “Riportare le persone in Libia e collaborare con la cosiddetta Guardia Costiera (libica) contraddice il dovere di riportare le persone soccorse in un luogo sicuro”.

Secondo il diritto internazionale umanitario, i migranti non possono essere rimpatriati con la forza verso paesi in cui rischiano maltrattamenti e in Libia sono stati documentati diffusi abusi sui migranti.

Già nel 2018 il comportamento dell’Asso 28 aveva attirato l’attenzione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che aveva espresso preoccupazione per la potenziale “violazione del diritto internazionale”.

Celestino Traglia

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