Italia: la riforma della legge sulla diffamazione non riesce a proteggere la libertà dei media

Italia: la riforma della legge sulla diffamazione non riesce a proteggere la libertà dei media

Articolo 19 Europa è preoccupata per la portata della proposta di riforma della legislazione italiana sulla diffamazione, attualmente in attesa in Parlamento. Sebbene questa riforma fosse attesa da tempo, la proposta non è sufficientemente completa per proteggere adeguatamente i giornalisti e tutelare il diritto alla libertà di espressione in Italia. Raccomandiamo di depenalizzare completamente la diffamazione. Chiediamo inoltre al governo di condurre una revisione completa della legislazione civile sulla diffamazione e di fornire un quadro solido per affrontare e prevenire il crescente fenomeno degli SLAPP in Italia.

Articolo 19 L'Europa ha in precedenza Ha espresso serie preoccupazioni sulla proposta di riforma della legislazione italiana sulla diffamazione e ha accolto con favore l'opportunità di fornire commenti sull'ultima proposta, nota come “Legge Balboni”, attualmente all'esame della Commissione Giustizia del Senato. Purtroppo la proposta ha una portata molto limitata e non allinea pienamente la legislazione italiana agli standard internazionali sulla libertà di espressione.

Il progetto di legge propone di abolire la reclusione per diffamazione – un passo nella giusta direzione – ma di sostituirla con nuove sanzioni più elevate, fino a 50.000 euro. Secondo gli standard internazionali sulla libertà di espressione, la diffamazione dovrebbe essere completamente depenalizzata perché il diritto civile prevede modalità più efficaci e proporzionate per proteggere la reputazione degli individui e rimedi più adeguati, compreso il risarcimento per eventuali danni causati. Infatti, la condanna penale della persona diffamata non prevede alcun risarcimento, in quanto le multe vengono solitamente pagate allo Stato e non alla vittima della diffamazione, come avviene nelle cause civili.

Il disegno di legge Balboni amplierebbe anche la portata delle sanzioni penali includendo la sospensione dei giornalisti dall'esercizio della professione e l'attuazione di misure disciplinari attraverso il Sindacato dei giornalisti. L’articolo 19 afferma che la possibilità di impedire a un giornalista di esercitare la sua professione rappresenta un grosso problema perché equivale di fatto a un “programma di licenze”. Gli operatori dei media non dovrebbero essere tenuti a ottenere il permesso ufficiale prima di iniziare la loro attività giornalistica e si dovrebbe presumere che impedire ai giornalisti di pubblicare sia una violazione del diritto internazionale. Allo stesso modo, le misure disciplinari adottate dal Sindacato dei giornalisti – un sindacato professionale – dovrebbero rimanere esclusivamente nell’ambito dell’autoregolamentazione e non della regolamentazione legale.

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Infine, l’Articolo 19 Europa indica che la depenalizzazione della diffamazione non dovrebbe avvenire in modo isolato. Deve essere accompagnato da una legislazione civile sulla diffamazione che sia pienamente coerente con gli standard internazionali della libertà di espressione, e dato quello che abbiamo Preoccupazioni espresse in precedenza Per quanto riguarda il contenzioso strategico contro la partecipazione pubblica (SLAPP) in Italia, invitiamo la Commissione Giustizia del Senato a considerare l’introduzione di misure anti-SLAPP nel disegno di legge. Queste includono la possibilità di licenziamento anticipato, disposizioni per invertire l’onere della prova, l’introduzione di un limite massimo al risarcimento dei danni e l’adozione di un sistema globale di sostegno finanziario e legale per gli imputati nei casi SLAPP.

Articolo 19 Europa esorta i membri della Commissione Giustizia del Senato a considerare queste raccomandazioni e ad affrontarle nella legislazione proposta. Siamo pronti a fornire ulteriore assistenza e competenza nel corso delle deliberazioni in corso su questo disegno di legge e sulla riforma della diffamazione più in generale.

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Celestino Traglia

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