Recensione del libro: “Happy” di Selina Baljit Bassora

Recensione del libro: “Happy” di Selina Baljit Bassora

ContentoScritto da Selina Baljeet Bassora


Recentemente un amico mi ha detto di aver letto un articolo su questo giornale che descrive i soldi che si possono guadagnare salvando gli immigrati nel loro viaggio dal Sud America agli Stati Uniti. “Mi ha fatto capire che non avevo una reale comprensione del mio status di immigrato”, ha detto il mio amico.

Non è questa la verità?

Nonostante l’abbondanza di storie e le innumerevoli parole di politici, decisori politici, giornalisti e migranti stessi, la complessità della migrazione nel mondo rimane sconcertante. Sembra che nessuno di noi abbia una reale comprensione dell’argomento, che è troppo vasto e mutevole per poter essere compreso appieno. Dobbiamo comunque provarci.

Saltando, chiacchierando e danzando su questo mistero arriva l’eroe del romanzo Bassora I di Celina Baljit, Saeed Singh Soni, con la testa piena di idee e il cuore immerso in grandi sogni. È il figlio più giovane di una famiglia di coltivatori di cavoli punjabi. Al momento della spartizione, i suoi genitori lasciarono la loro casa nell’attuale Pakistan e si stabilirono in un villaggio vicino a Jalandhar, in India. Happy è nato più tardi, nel 1991, è cresciuto nella fattoria di famiglia e si è dichiarato il “Principe della terra dei cavoli”. Chiamò il centro agricolo “Sonny Square” perché “dare un nome alle cose potrebbe renderle mie”.

Ma la proprietà non dura. Il progresso porta con sé conseguenze ironiche. Un parco divertimenti chiamato Wonderland acquista un terreno locale e sostituisce le fattorie familiari con attrazioni surreali.

Sogni d’oro di celebrità del cinema. Inizia a svolgere un lavoro poco retribuito nel Paese delle Meraviglie e punta a emigrare in Europa. Le sue speranze superano le sue aspettative ma non la sua irresistibile fiducia in se stesso.

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L’ambientazione è familiare, ma Bassora la rende fresca bombardandoci con brevi clip della realtà mutevole e dell’immaginazione iperattiva di Happy, presentati in una varietà di formati tra cui: un opuscolo “Benvenuti nel Paese delle Meraviglie”; CV Felice; Brevi biografie dei suoi vicini; Le sezioni sono raccontate dal punto di vista dell’albero; Un soffio di zucchero filato e una vecchia collana; e una serie di giornali immaginari intitolata “Pigeon Interviews”. Presto parla con un altro personaggio, una voce chiamata “Europa”, che fa una presentazione formale sull’immigrazione utilizzando tecniche di telemarketing: “Hai avuto la possibilità di pensare al tuo invito in Europa, Said?” Chiede. “Non te ne pentirai. Hai già firmato l’accordo?”

È una combinazione divertente e allo stesso tempo sconcertante. Che senso ha navigare in questo mix? Perché ci chiedi di fare un viaggio in macchina nel Paese delle Meraviglie con questa macchina abbondante? L’impazienza del lettore inizia a prendere il sopravvento, e poi ci rendiamo conto: Bassora sta facendo un ammirevole tentativo di aiutarci a comprendere la combinazione di ottimismo, autodifesa, speranza e illusione di cui Happy ha bisogno per prendere l’enorme decisione se lasciare o meno il suo casa. Casa, vai da qualche parte lontano e affronta tutti gli inganni e la miseria che potrebbero aspettarti. Attraverso la frammentazione dell’immagine, la manipolazione del suono e della struttura, Bassora ci invita a vivere il viaggio emotivo di Happy al suo livello più intimo. Abbandona la narrativa tradizionale e il caos bizzarro che crea trasmette la follia iperbolica e la logica alimentata dai sogni che porta Happy ad agire.

Si reca in Italia, unendosi a una forza lavoro invisibile in lavori estenuanti nella ristorazione e nell’agricoltura. L’ex “Principe della terra dei cavoli” è stato ridotto a lavorare in un’enorme fattoria di ravanelli. Forze misteriose e senza nome lo spostano da un lavoro all’altro e vediamo come l’avidità e l’agricoltura industriale controllano le fortune di Happy. Il romanzo continua con brevi passaggi, presentando altri immigrati, descrivendo in dettaglio le condizioni di vita e esaminando la famiglia e la casa di Happy in India, evidenziando ciò che ha perso quando se ne è andato.

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Bassora è troppo intelligente per pensare di poterci spiegare la “situazione dell’immigrazione” in un romanzo. Ma lei vuole che sentiamo la difficile situazione di Happy e condividiamo la sua rabbia per i modi disumani in cui i nostri sistemi capitalisti sfruttano la manodopera migrante. Per un manager in cerca di profitto, un lavoratore è uguale a un altro, facilmente sostituito dal lavoratore successivo che osa presentarsi. Ma la voce indelebile di Happy non ci permetterà di assumere questa posizione, né di lasciare Happy nell’oblio.

“Salutaci se ci vedi sulla strada o in mare aperto”, ci dice Happy. “Saluta, straniero, perché un saluto potrebbe aiutarci a ricordare chi siamo.”


L’ultimo libro di Katherine Ma è Chinese Groove.


Contento | Scritto da Selina Baljeet Bassora | Casa Astra | 262 pag. | $ 26

Celestino Traglia

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