Snake Island occupa un posto speciale nel folklore ucraino, ora più che mai. La sua spavalda difesa – quando a una nave da guerra russa fu notoriamente detto di “andare a farsi fottere” – e poi reclamare una nazione nei primi mesi del conflitto con la Russia, infrangendo il mito della superiorità degli invasori.
Ora, battuta dai venti dell’inverno, rimane saldamente nelle mani degli ucraini: un lembo di roccia che ha un significato sia simbolico che strategico.
Il team della CNN è diventato il primo media straniero a visitare l’isola da quando è stata riconquistata a giugno, ea parlare con il leader dell’operazione che ha portato alla sua liberazione.
Snake Island, conosciuta anche come Zmiinyi Island, è pochi acri di roccia ed erba, priva di alberi e di difficile accesso, a circa 30 miglia (48 chilometri) dalla costa ucraina, vicino al confine marittimo con la Romania.
Arrivarci si rivela una sfida: un’ora di salto da un’onda all’altra in una piccola barca, spruzzata di nebbia, a temperature sotto lo zero. Il Mar Nero può essere spietato, così come la sua costa pericolosa. Sulla via del ritorno la nostra barca è rimasta bloccata su un banco di sabbia e ci sono volute sei ore prima che fossimo trasferiti, uno per uno, su un’altra nave nell’oscurità.
Snake Island è ormai un luogo desolato, disseminato di detriti, i pochi edifici ridotti a conchiglie, il molo semisommerso martoriato dalla marea. È un cimitero di costose attrezzature militari ed è disseminato di ordigni inesplosi e mine. Questo non è un posto da trascurare.
Il team della CNN ha visto almeno quattro diversi tipi di mine terrestri, sistemi missilistici terra-aria russi Pantsir e il complesso antiaereo Tor quasi intatto. Colpito anche il cadavere di un elicottero militare russo.
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